La noia e il riposo
di Andrea Saviano

Seduto su una panchina del parco, sento i raggi del sole scaldare la mia raggrinzita pelle. L'autunno volge ormai alla fine, ma in queste belle giornate di novembre, degne del nome “estate di san Martino”, il sole riesce ancora a far sentire il suo benefico tocco. Anzi, adesso che è basso sull'orizzonte, è possibile goderselo a qualsiasi ora del giorno senza per questo dover temere il pericolo di un'insolazione.

Come dico io: « Passato è il tempo delle gatte in amore! »

Dico così, perché durante quel periodo i gatti non fanno altro che urlare. Anche il sole quest'estate faceva il gatto in amore, ma adesso lui, come me, ha smesso d'urlare. Si limita a fare le fusa.

Sospendo la lettura del libro che stavo sfogliando e mi metto a pensare, rifletto. Così emerge limpida un'idea: il sole e le stagioni, in fondo, sono un po' come la vita umana. Infatti, se vediamo la fecondazione come il periodo della semina, allora la gestazione non è che un inverno. Non l'idea di gelo, ma di un calore tenue che basta appena per scaldare il cuore dei nostri genitori e, come lo sbocciare dei germogli annuncia la primavera, così la nostra nascita introduce qualcosa di nuovo in un panorama fino ad allora deserto.

Il nostro è un sole ancora debole, alterato dalla folle mutevolezza del clima, ma con il fascino strano che ha il suo fondamento nell'innocenza. Infatti, mi basta osservare i bambini qui intorno per comprendere come la loro possa essere, a volte, la migliore cognizione del mondo: un enorme parco giochi in cui guerra e odio sono parole prive di senso. In cui uno sgarbo si risolve in un « Non sei più mio amico » che dura il tempo di una lacrima.

Il perdono! Quale miracolo si cela in quei piccoli cuori! Nessun odio covato in eterno. Tuttavia, anche questo tipo di primavera non dura in eterno. Nulla dura per sempre, nemmeno l'amore...

Scruto gli alberi che lentamente si stanno lentamente spogliando, mentre è assai breve il tempo dei germogli!

Intorno a me madri intente a spingere carrozzelle e coppiete intente a baciarsi.

Il seme deve avvizzire per lasciare posto alla pianta. Così la famiglia d'origine deve in un certo senso avvizzire per dare spazio all'idea di una nuova famiglia. In questo consistono l'adolescenza e i primi amori.

Una primavera in cui i fiori, seppur di breve durata, spuntano numerosi. Colorati e profumati dalla fragranza stessa dell'amore. Così osservo le iniziali e i cuori trafitti da frecce che nel tempo sono stati intagliati sulle cortecce degli alberi. A volte il nome di uno s'accompagna spesso al nome di molti. Tra questi, anche l'unico e definitivo che incise la mia giovane mano, perché non tutti gli amori sono fuggevoli.

Dopotutto, non da tutti i fiori nasce il frutto e, con l'arrivo dei frutti, il giungere dell'estate.

L'intemperanza s'acquieta. Il tempo pare volgere ad un perenne sereno.

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